
07 Apr Siccità, l’intervista ad Andrea Badursi (Italia Ortofrutta)
Sebbene le piogge abbondanti degli ultimi giorni risultino un toccasana per molte coltivazioni, l’emergenza idrica continua a preoccupare gli operatori; una crisi che, in realtà, mai è cessata di esistere, neppure nei mesi autunnali e invernali.
A fornire un commento sulla difficile situazione è Andrea Badursi, presidente di Italia Ortofrutta, l’Unione nazionale delle OP.
Già si parla di emergenza idrica, una crisi che mai è stoppata di esistere, neppure nei mesi invernali?
“Un’emergenza che è purtroppo cronica, endemica per il Paese e in particolare il Sud. Regioni come la Puglia, la Basilicata, la Calabria, la Sicilia, la Sardegna sono fra quelle maggiormente colpite in questa fase. Se da un lato si invoca la realizzazione di nuovi invasi, dall’altra, a nostro avviso, è altrettanto importante l’adeguata manutenzione delle reti e delle dighe per evitare dispersioni.
Inoltre, i mille rivoli che spesso caratterizzano i territori – parliamo di vasi, canali e fiumi che raccolgono acqua – spesso finiscono in mare. Chiaro che l’acqua potenzialmente idonea per l’agricoltura con questo ciclo diventa salata, quindi non utilizzabile nei campi.
Si capisce bene che occorre invece fare in modo che l’acqua sia adeguatamente raccolta e conservata. Preciso inoltre che l’emergenza, stando alle previsioni, non riguarda ‘solo’ l’agricoltura ma anche l’acqua potabile. Questo rende bene la cifra di quanto è serio il problema”.
Sud Italia: il territorio maggiormente colpito. Cosa ci dobbiamo aspettare nei prossimi mesi, specie se gli enti di fornitura dovessero continuare a bloccare domande irrigue e razionalizzare la risorsa?
Nei prossimi mesi, se perdurasse la siccità, il rischio concreto riguarderebbe anche le colture orticole. I produttori se non avessero un minimo di garanzia rispetto alla disponibilità di acqua potrebbero anche rinunciare ai trapianti. I pesanti riflessi si avvertirebbero inevitabilmente anche sulle produzioni destinate all’industria, come i pomodori per esempio.
Più genericamente invece, i cambiamenti climatici non li scopriamo certo oggi. Ci mettono davanti a situazioni che improvvisamente ci portano da alluvioni a lunghi periodi di assenza di precipitazioni. L’esperienza in materia di emergenza agricola, e non solo, è nostro malgrado vasta. Nel breve periodo, parlando di siccità e agricoltura, si può intervenire sulle reti per migliorarle ed evitare dispersioni. Occorre inoltre, nel medio e lungo termine, riprogettare sulla base di esperienza già avviate dalle OP che hanno sviluppato pratiche che vanno nella direzione del risparmio idrico attraverso il controllo remoto e la somministrazione dell’acqua secondo le reali esigenze delle piante ed evitando così sovradosaggi e quindi sprechi.
Come organizzazione abbiamo intrapreso già da tempo interlocuzioni con le istituzioni, da quelle locali a quelli centrali e europee. Ascoltiamo il territorio e dal confronto con le aziende che vivono direttamente il dramma della siccità cerchiamo gli spunti utili e pratici. Ai decisori portiamo le nostre esperienze qualificate, che vengono dal mondo produttivo reale dell’universo ortofrutta.
C’è da salvaguardare il patrimonio arboreo meridionale: penso ad esempio alle drupacee, agrumi e uva
“Certo. Occorre mettere nuove risorse economiche. Basta tornare indietro di qualche mese, penso tra le altre regioni alla Sicilia, alla Puglia e alla Basilicata per capire la ciclicità assurda con cui il fenomeno siccità di ripropone con frequenza disastrosa: cali della produzione, aziende in sofferenza, patrimoni arborei compromessi. Una progettazione sintonizzata alla necessità di rendere resiliente l’agricoltura ai cambiamenti climatici è doverosa e deve essere accompagnata da adeguata copertura finanziaria e programmi seri che come già esposto guardino alle moderne tecnologie implementate dalle intelligenze artificiali”.
L’INTERVISTA APPARSA SU FRESHPLAZA